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&lt;p&gt;Sembrava tutta su di lui. Dal calcio d’inizio. Tutto il Napoli al seguito di &lt;strong&gt;Osimhen&lt;/strong&gt; (il suo gol, meraviglioso, è alla Careca). Quello che ci ha creduto di più. Il che risuona stravagante in mezzo a un gruppo di calciatori in cui nessuno si tira indietro. Ci ha creduto fino a quando non ha trovato quello che serve a lasciare il segno in una partita e in una stagione, forse.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;&lt;br&gt;&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Nessuna staffetta, nessun cambio previsto. E &lt;strong&gt;Spalletti&lt;/strong&gt; ha mosso altre acque. Lo ha fatto con l’onda anomala di un ex primavera schierato nel bel mezzo della tempesta. &lt;strong&gt;Gaetano&lt;/strong&gt; non credeva ai suoi occhi, non credeva alla chiamata in corso del suo allenatore, ma ha creduto subito alla partita, immergendosi nelle acque alte col ritmo nuotata dei compagni. Lo ha fatto con l’&lt;strong&gt;Elmas&lt;/strong&gt; che non ti aspetti e con un &lt;strong&gt;Politano&lt;/strong&gt; sempre più risolutore, a tempo pieno o part time. Per lui è uguale. Ha fatto il Totti all’Olimpico e Roma ha rivisto qualcosa che le è appartenuto a lungo, ma dalla parte sbagliata. Del resto, è dalla parte sbagliata che si perde nella storia.&amp;nbsp;&lt;/p&gt; &lt;p&gt;&lt;br&gt;&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Poi gli ultimi quindici minuti tutti di &lt;strong&gt;Kvara&lt;/strong&gt;. L’uomo che ha una certa dimestichezza col ghiaccio e col fuoco. Pare che &lt;strong&gt;George Martin&lt;/strong&gt; abbia già chiesto di lui. Sì, perché Kvara ha tirato la migliore delle prestazioni possibili. Nulla di appariscente, almeno fino al gol. Tutto tattica e pazienza. Senza farsi intimorire dai bullismi d’occasione, senza cedere alla cattiva tentazione di farsi trascinare su terreni che non sono i suoi. Lozano dall’altra parte a fare l’incursore scomodo e Osimhen a trascinarsi reparto e linee di gioco. Con &lt;strong&gt;Kim&lt;/strong&gt; dall’altro punto del segmento a giovarsi con maestria della paura della Roma. Poco a poco, il georgiano ha procurato giocate pericolose, assist e ha iniziato a irridere la fatica dei logoramenti altrui. Troppa tatticismo fa male. Soprattutto se non si hanno idee per dargli un senso.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;&lt;br&gt;&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Un minuto dopo il gol, la fine della partita. Osimhen non ha segnato al minuto numero 80, ma all’ultimo secondo, perché la partita che non c’è mai stata ha lanciato i titoli di coda durante quattordici minuti in cui Kvara ha tenuto palla, ha dribblato con raffinatezza e senso critico, ha subito falli e frustrazioni altrui, ha scavato un fossato intorno a tutto quanto fosse di possibile raggiungimento degli avversari e ha chiuso il gioco sintetizzando fase difensiva e di contenimento. Questa è una cosa matura in dote a pochi. A Napoli si è visto fare in un periodo di tanti anni fa. Da uno solo. Non è un paragone. Solo un complimento.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;&lt;br&gt;&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Spalletti ci ha messo la firma. Per tutti i minuti giocati, per i giorni precedenti, per una carriera in cui lo scontro con Totti ha creato in molti romanisti l’odio-ammirazione per un mister che molti di loro ancora vorrebbero sulla panchina della Roma. Con tutto il rispetto per il decorato &lt;strong&gt;Mourinho&lt;/strong&gt; che, però, mentre un tempo denunciava con coraggio la disonestà intellettuale di una parte del calcio italiano, adesso sembra volerne sposare gli aspetti più insopportabili. Piuttosto dubbie queste seconde nozze.&lt;/p&gt; &lt;p&gt;&lt;br&gt;&lt;/p&gt; &lt;p&gt;Intanto che un noto quotidiano sportivo nazionale si ricorda di Roma-Napoli 0-1 in quindicesima pagina, la squadra di Spalletti gioca senza scomporsi. Tra la meraviglia e le tiepidezze che non vogliono dare soddisfazione. Ma il Napoli sa che di Roma ne verranno ancora tante. Un po’ se lo augura e un po’ dovrà farci i conti se vuole arrivare a qualcosa che ricordi i tempi in cui c’era chi sapeva concentrare tutto l’indispensabile in pochi minuti.&amp;nbsp;&lt;/p&gt;

Da Osimhen a Kim, da Spalletti a Kvara, il Napoli a Roma ha vinto una partita che fa rumore

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Sembrava tutta su di lui. Dal calcio d’inizio. Tutto il Napoli al seguito di Osimhen (il suo gol, meraviglioso, è alla Careca). Quello che ci ha creduto di più. Il che risuona stravagante in mezzo a un gruppo di calciatori in cui nessuno si tira indietro. Ci ha creduto fino a quando non ha trovato quello che serve a lasciare il segno in una partita e in una stagione, forse.
 
Nessuna staffetta, nessun cambio previsto. E Spalletti ha mosso altre acque. Lo ha fatto con l’onda anomala di un ex primavera schierato nel bel mezzo della tempesta. Gaetano non credeva ai suoi occhi, non credeva alla chiamata in corso del suo allenatore, ma ha creduto subito alla partita, immergendosi nelle acque alte col ritmo nuotata dei compagni. Lo ha fatto con l’Elmas che non ti aspetti e con un Politano sempre più risolutore, a tempo pieno o part time. Per lui è uguale. Ha fatto il Totti all’Olimpico e Roma ha rivisto qualcosa che le è appartenuto a lungo, ma dalla parte sbagliata. Del resto, è dalla parte sbagliata che si perde nella storia.&nbsp;
 
Poi gli ultimi quindici minuti tutti di Kvara. L’uomo che ha una certa dimestichezza col ghiaccio e col fuoco. Pare che George Martin abbia già chiesto di lui. Sì, perché Kvara ha tirato la migliore delle prestazioni possibili. Nulla di appariscente, almeno fino al gol. Tutto tattica e pazienza. Senza farsi intimorire dai bullismi d’occasione, senza cedere alla cattiva tentazione di farsi trascinare su terreni che non sono i suoi. Lozano dall’altra parte a fare l’incursore scomodo e Osimhen a trascinarsi reparto e linee di gioco. Con Kim dall’altro punto del segmento a giovarsi con maestria della paura della Roma. Poco a poco, il georgiano ha procurato giocate pericolose, assist e ha iniziato a irridere la fatica dei logoramenti altrui. Troppa tatticismo fa male. Soprattutto se non si hanno idee per dargli un senso.
 
Un minuto dopo il gol, la fine della partita. Osimhen non ha segnato al minuto numero 80, ma all’ultimo secondo, perché la partita che non c’è mai stata ha lanciato i titoli di coda durante quattordici minuti in cui Kvara ha tenuto palla, ha dribblato con raffinatezza e senso critico, ha subito falli e frustrazioni altrui, ha scavato un fossato intorno a tutto quanto fosse di possibile raggiungimento degli avversari e ha chiuso il gioco sintetizzando fase difensiva e di contenimento. Questa è una cosa matura in dote a pochi. A Napoli si è visto fare in un periodo di tanti anni fa. Da uno solo. Non è un paragone. Solo un complimento.
 
Spalletti ci ha messo la firma. Per tutti i minuti giocati, per i giorni precedenti, per una carriera in cui lo scontro con Totti ha creato in molti romanisti l’odio-ammirazione per un mister che molti di loro ancora vorrebbero sulla panchina della Roma. Con tutto il rispetto per il decorato Mourinho che, però, mentre un tempo denunciava con coraggio la disonestà intellettuale di una parte del calcio italiano, adesso sembra volerne sposare gli aspetti più insopportabili. Piuttosto dubbie queste seconde nozze.
 
Intanto che un noto quotidiano sportivo nazionale si ricorda di Roma-Napoli 0-1 in quindicesima pagina, la squadra di Spalletti gioca senza scomporsi. Tra la meraviglia e le tiepidezze che non vogliono dare soddisfazione. Ma il Napoli sa che di Roma ne verranno ancora tante. Un po’ se lo augura e un po’ dovrà farci i conti se vuole arrivare a qualcosa che ricordi i tempi in cui c’era chi sapeva concentrare tutto l’indispensabile in pochi minuti.&nbsp;

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Da Osimhen a Kim, da Spalletti a Kvara, il Napoli a Roma ha vinto una partita che fa rumore

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