IL PRIMO GOL DA EX: MORATA CI PROVA CONTRO LA JUVE
C’è un filo invisibile che lega Alvaro Morata alla Juventus, una trama fatta di gol, abbracci e ritorni. Anche oggi che veste la maglia del Como, l’attaccante spagnolo continua a portare addosso un pezzo di bianconero, come quei legami che il calcio crea e non scioglie più. A 33 anni (da compiere pochi giorni dopo la sfida del Sinigaglia - in programma domenica alle 12.30), Morata ritrova la Vecchia Signora da avversario, ancora a caccia del suo primo gol da ex contro i bianconeri. In sette confronti ufficiali contro la Juve, infatti, non è mai riuscito a segnare, pur collezionando tre vittorie, due pareggi e due sconfitte con Real Madrid, Atletico e Milan. Una statistica insolita per un attaccante che ha segnato in ogni latitudine europea e che oggi sogna una prima volta vestendo il blu del lago. Magari dopo una chiacchierata con Cesc Fàbregas, l’uomo che nel 2006 eliminò proprio la Juventus in Champions League con un gol e un assist a Highbury. All’epoca Morata aveva 13 anni e giocava nelle giovanili dell’Atletico Madrid: ancora non immaginava che avrebbe sollevato due Champions e trovato, in Italia, la squadra che più di tutte gli avrebbe spianato la carriera.
Dal Bernabeu alla Mole: la nascita di un numero nove con cuore bianconero
Per un giocatore cresciuto nell’Atletico Madrid e consacratosi al Real, sarebbe stato naturale sentirsi “di casa” solo a Madrid. E invece è Torino ad avergli conferito l’identità calcistica. Quando nell’estate del 2014, a 21 anni, accetta la chiamata della Juventus, Morata entra in uno spogliatoio pieno di senatori - Buffon, Pirlo, Bonucci, Chiellini, Marchisio - e di campioni come Evra, Tevez, Pogba e Vidal. Un ambiente dove si impara osservando, ascoltando e prendendo il meglio dai compagni. Allegri gli cuce addosso un ruolo perfetto nel 4-4-2, accanto a Tevez o Dybala, e Alvaro risponde con un calcio fatto di sponde, strappi, generosità e gol pesanti. In due anni mette in bacheca due Scudetti, due Coppe Italia - con gol decisivo ai supplementari nella finale col Milan nel 2016 - e una Supercoppa, ma soprattutto diventa il volto del sogno europeo: registra una rete per turno nelle semifinali di Champions del 2015 contro il Real, e in finale col Barcellona realizza la rete del momentaneo pareggio.
Al termine di quel biennio favoloso torna poi a Madrid, ma il legame con la Juventus è troppo forte per spegnersi. Nel 2020, con l’ex compagno Pirlo in panchina, sceglie il bis: altri due anni, una Supercoppa e un’altra Coppa Italia, e la sua miglior stagione realizzativa in bianconero (20 gol). A fine avventura, il conto dice 59 reti in 185 presenze: nessuna maglia gli ha regalato così tanti gol, neanche quella dell’Atletico (58). Un dato simbolico, che racconta molto del rapporto tra la Juve e Morata, di quanto importanti siano stati l’uno per l’altro. Ecco qui una collezione dei gol più belli realizzati nel primo biennio con la maglia bianconera.
Como, Fàbregas e una nuova missione: da stella a guida silenziosa
Il filo con l’Italia non si recide nemmeno dopo l’esperienza in chiaroscuro col Milan e il passaggio al Galatasaray. In estate, su invito diretto di Cesc Fàbregas, accetta il progetto Como. Una scelta di cuore e di visione, lontana dai riflettori delle big ma profondamente coerente con la sua maturità: non arriva per essere la star, ma per fare da guida ai giovani, primo tra tutti Nico Paz, il talento a cui la società ha voluto affiancare attaccanti capaci di dialogare spalle alla porta ed esaltarne il mancino. Eppure il campo non fa sconti a nessuno, nemmeno a chi ha due Champions e un titolo europeo in bacheca. In campionato sono arrivati 6 gettoni e 2 apparizioni in Coppa Italia, ma ancora nessun gol segnato: solo un assist, proprio per Paz contro il Genoa. Nelle gerarchie di Fàbregas, al momento, Anastasios Douvikas parte davanti, più mobile e già dentro i meccanismi offensivi lariani. Morata potrebbe iniziare dalla panchina, in una sfida piena di emozioni come quella contro la Juventus. Ma è proprio qui che si vede la caratura di un campione: accettare la concorrenza, mettersi a disposizione e tornare a guadagnarsi quello status che un tempo era automatico. E chissà che per sbloccarsi non basti respirare l’aria dei tempi che furono. Perché ogni grande attaccante ha un gol speciale in mente. E quello di Morata al Sinigaglia, magari proprio contro la Juventus, avrebbe un sapore diverso: non solo una rete, ma la firma su una nuova pagina della sua carriera italiana. (Foto Getty Images)
