Le Signore del calcio in TV
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Le Signore del calcio in TV

Cinque protagoniste dell’informazione sportiva raccontano il loro percorso nel calcio televisivo tra bellezza, pregiudizi e sogni realizzati

Nel panel “Le Signore del calcio in TV”, andato in scena al Festival della Serie A, cinque tra i volti femminili più noti del giornalismo sportivo italiano si sono confrontati su cosa significa essere donne nel mondo del calcio e della televisione.

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Moderato da Lorenzo Dallari, direttore editoriale della Serie A, l'incontro ha visto protagoniste Monica Bertini (SportMediaset e Radio TV Serie A con RDS), Cristiana Buonamano (Sky Sport), Simona Rolandi (Rai Sport), Giorgia Rossi (DAZN e Radio TV Serie A con RDS) e Federica Zille (DAZN), con un apprezzato fuori programma in videochiamata di Federica Masolin. Dal peso della bellezza alla centralità della competenza, dal ruolo dei pregiudizi – anche interni al mondo femminile – fino al valore della passione, le giornaliste hanno offerto testimonianze autentiche, personali, a volte intime, capaci di restituire una fotografia sincera e sfaccettata della presenza femminile nel calcio televisivo di oggi.

Monica Bertini: “Il mondo del calcio non è maschilista, è semplicemente maschile: ci sono più uomini. I pregiudizi? Ne sono stata vittima, ma anche carnefice. All'inizio tendevo a giudicare alcune colleghe più giovani per l'aspetto fisico, ma è bello ricredersi. Nel mondo di oggi, la competenza non è sempre richiesta, ma è preferibile. La bellezza? Non è indispensabile, ma può aiutare. Io non mi sento bellissima, ma molto Donna con la D maiuscola, sicura delle mie capacità. Fa piacere far parte di una cerchia di colleghe competenti: io scelgo di stimare quelle donne che hanno passione per il mestiere e il calcio. La TV è stata quasi il mio tutto, è stata la mia baby sitter da bambina, la mia amica da adolescente e il mio sogno. Calcio e TV sono il mio amante e il mio marito. Ho sempre sognato di fare questo mestiere e lo farei a vita. Firmerei subito per continuare così, magari solo con la lucidità di capire da sola quando sarà il momento di fermarmi. Ma non è adesso.”

Cristiana Buonamano: “Da bambina vivevo il calcio con gli uomini di casa. I pregiudizi esistono, ma se ci perdi tempo dietro, perdi anche il focus. Per arrivare dove sono, ho studiato recitazione, fatto esercizi di dizione, c’è stata una preparazione maniacale. La bellezza aiuta? In parte sì, più che altro “trucco e parrucco”, ma vale anche per gli uomini. Non è un fenomeno unidirezionale, anche la parte femminile si fa condizionare, pesa per entrambi i sessi. Non era mia ambizione fare TV, ma per arrivare nel mondo del calcio sbobinavo e ascoltavo le trasmissioni televisive e, come un martello, imparavo. Se sei lì per caso si vede, la passione non si finge. Da ragazza saltavo scuola per andare a Trigoria. Il mio sogno era giocare a calcio, ma mia madre non voleva. Non temo il futuro perché conosco le mie radici: se sai quello che è stato e da dove vieni non puoi avere paura. L’unica cosa che spero è che domani non si parli più di pregiudizi e maschilismo.”

Simona Rolandi: “Oggi i pregiudizi non ci sono più, grazie al lavoro straordinario di tante colleghe. Ma noi donne abbiamo sempre un margine d’errore zero: bisogna prepararsi il doppio, essere ineccepibili. La bellezza? Sì, serve, ma solo per rispetto della cornice televisiva. Ci si trucca, ma quando parte la sigla resta solo la sostanza. Se diventa l’aspetto predominante allora è un problema. Per me la TV è il massimo, mi ha dato la possibilità di esprimermi. Condurre la Domenica Sportiva, la trasmissione più longeva della storia della TV italiana, è motivo di grande orgoglio. Ho lasciato una laurea con 110 e lode in Economia e Commercio per inseguire una passione ‘patologica’, che non veniva dalla mia famiglia. Il calcio è emozione collettiva: vedere Maradona, Yamal o i bolognesi in festa dopo la vittoria della Coppa Italia mi emoziona. È un privilegio poterlo raccontare. Il domani non mi spaventa, ho voglia di studiare ancora. E basta parlare di competizione tra donne: siamo una squadra.”

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Giorgia Rossi: “I pregiudizi non mi toccano. Non è un tema maschile: spesso siamo noi donne a non fare squadra. La competenza si costruisce con la gavetta, con la passione. Una volta mi dissero: ‘Perché studi e ti agiti prima delle dirette? Tanto ti guardano, non ti ascoltano’. Mi infastidì. La bellezza può aiutare, ma non basta, anche per stare bene con sé stesse. Ho scelto questo lavoro da giovanissima, lasciando l’università, e non lo rimpiango. È un mestiere che non per forza ti arricchisce economicamente, ma lo scegli per passione. Mio padre giocava a calcio e voleva un maschio, ma io andavo allo stadio con lui e mi sono innamorata di questo sport. Nei momenti professionali difficili, ho resistito alle pressioni per trovare un posto fisso e alla fine ce l’ho fatta.”

Federica Zille: “Forse siamo proprio noi donne ad avere più pregiudizi verso le più giovani. Io qualche episodio spiacevole l’ho vissuto, ma l’unico modo per superarlo è dimostrare il proprio valore. La competenza dovrebbe contare più degli agganci, ma non è sempre così. Come bordocampista non ho la sala trucco, mi devo arrangiare al volo prima di andare in sala interviste. La bellezza può diventare un’arma a doppio taglio: non è eterna e, prima o poi, subirai la concorrenza delle colleghe più giovani e, se ti basi solo su quella, rischi di perdere fiducia in te stessa. La TV non era il mio sogno: volevo scrivere di calcio. Ma alla fine è stata proprio la TV a trasformare il mio sogno in realtà. Il momento più bello della mia vita è stato quando mio padre mi ha detto ‘brava’ per la prima volta, dopo un collegamento scudetto da bordocampo. Faticavamo a instaurare una relazione: è stato proprio il calcio che ci ha uniti.”

Federica Masolin (in collegamento video): “Sacrificio non è la parola giusta: mi sento una privilegiata a lavorare nello sport. Il sogno è stato entrare in questo mondo, la responsabilità è tenerlo stretto. Studio tanto, sono una secchiona, ma lo faccio con passione. Mi piace seguire il lavoro di tutti e tutte.”

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