Napoli-Atalanta, le sfumature del big match
La vetta della classifica da riacciuffare, un nuovo affascinante corso da inaugurare. Si dice che dopo ogni temporale, il cielo si colori di un azzurro forte, più nitido rispetto a prima. E se Antonio Conte, in cuor suo, spera di vedere stagliarsi un solo colore sul cielo dello stadio Maradona, quella tavolozza azzurra Raffaele Palladino la sporcherebbe volentieri con qualche schizzata di nero. Immaginando, quindi, di poter dipingere Napoli-Atalanta alle porte della 12ª giornata di Serie A Enilive, si vedrebbero tonalità accese, rilievi frastagliati, contorni definibili, ma non per questo banali. D’altronde, gli incroci delle ultime stagioni hanno regalato spunti continui, spesso conditi da vittorie in trasferta con protagonisti inaspettati chiamati a rompere l’equilibrio delle varie vigilie. Le due squadre devono reagire. È una condizione attuale abbastanza inusuale quella del Napoli, ritrovatosi al terzo posto prima della sosta nazionali a causa della sconfitta subita al Dall’Ara contro il Bologna; un territorio quasi inesplorato per Conte, reduce da una settimana di stacco: il tecnico salentino ha ricaricato le batterie, cercando di immagazzinare nuova energia da trasferire alla sua creatura. Quella scossa con cui gli azzurri sono sempre riusciti ad incanalare le partite, e che ora diventa essenziale per affacciare il big match di sabato sera alle ore 20,45. Di fronte c’è chi di risposte ne cerca altrettante, se non di più. L’Atalanta ha scelto Raffaele Palladino per il dopo Ivan Jurić: lo ha fatto affidandosi a due settimane piene di lavoro, sfruttando la pausa. La strada da perseguire appare più che chiara: tornare a misurare le proprie ambizioni ad un livello più alto, senza accontentarsi di una classifica sicuramente non deficitaria, ma comunque distante dai desideri virtuosi del club bergamasco.
Storia in panchina e disegno sul campo
Per mister Conte sarà una sfida diversa. Affrontato e battuto Palladino due volte su due la scorsa stagione, la prospettiva cambia spostando lo sguardo sull’Atalanta. A dirla tutta, anche contro la Dea lo score sorride: in 14 incroci l’allenatore pugliese ha vinto ben 10 volte, pareggiando 3 match e perdendo una sola partita, proprio nello scorso campionato tra le mura amiche. Dal lato opposto, Raffaele Palladino ha avuto la meglio sul Napoli alla prima assoluta in panchina contro i campani (2-0 il 14 maggio 2023, quando allenava il Monza), a fronte di un pareggio e 3 ko nei più recenti tre confronti.
Zambo Anguissa si è aggiunto alla lista degli infortunati del Napoli, che include De Bruyne, Lukaku e Meret; spunto di riflessione in più per immaginare le modifiche all’assetto degli azzurri. Contro il Bologna abbiamo visto Elmas sulla linea offensiva, ma potrebbe essere proprio il macedone a schierarsi in mezzo, liberando un posto in attacco a uno tra Noa Lang e David Neres. L’ottima notizia per Conte è il gol ritrovato da McTominay in nazionale: una perla in rovesciata con cui il centrocampista ha aperto le marcature nella vittoria decisiva per la qualificazione ai mondiali della Scozia sulla Danimarca. Dietro Buongiorno e Olivera sono in vantaggio rispettivamente su Juan Jesus e Gutiérrez, ma non è da escludere l’impiego sul lato mancino del rientrante Spinazzola, out nella scorsa partita a Bologna.
In casa nerazzurra tante incertezze, l’insediamento di Palladino lascia spazio alle interpretazioni più disparate. L’ex allenatore di Fiorentina e Monza dovrebbe proseguire sulla difesa a 3, marchio di fabbrica della gestione Gasperiniana, in auge anche sotto la guida di Jurić. Atalanta che, salvo complicanze dell’ultimo minuto, spera di contare sul gruppo al completo (escluso Bakker, infortunato di lungo corso); la concorrenza è accesa in molte zone del campo e anche la condizione dei rientranti nazionali potrebbe influenzare le scelte dell’allenatore campano. Il nodo più ingarbugliato da sciogliere è quello riguardante il centravanti: Scamacca appare leggermente avanti su Krstović, ma la pista montenegrina resta valida. Nei pensieri di Palladino c’è la centralità di Lookman, uno di quelli capaci di infiammarsi in sfide così delicate. In difesa è tornato a pieno regime Scalvini, scalpitante e pronto ad insidiare Kossounou come terzo di difesa. Sugli esterni Bellanova-Zappacosta asse solido, considerando comunque la carta a sorpresa Zalewski. Altresì, De Roon punta a prendersi la titolarità al fianco di Ederson, dirottando Pašalić come arma da sfruttare a match in corso.
I colori del passato
Con Napoli-Atalanta non ci si annoia mai. Considerazione da prendere come costante, presupposto dentro il quale si articolano i faccia a faccia degli ultimi anni. Un altro dato che salta all’occhio è la tendenza per cui le squadre in trasferta siano riuscite, recentemente, ad avere la meglio. Dall’aprile 2022 si registrano infatti 7 successi esterni su 8 match disputati; nello specifico l’Atalanta è stata in grado di raccogliere 3 vittorie su 4 apparizioni allo stadio Diego Maradona, addirittura un back-to-back tra marzo e novembre 2024. In entrambi i casi è stata la formazione bergamasca ad imporsi per 0-3 -sempre con Gasperini al timone- battendo prima il Napoli di Calzona con le reti di Mirančuk, Scamacca e Koopmeiners, poi andando a sorprendere Antonio Conte con il medesimo risultato, grazie alla doppietta di Lookman e alla firma di Retegui.
E se nella stagione 24/25 i partenopei si resero protagonisti della vittoria vendicativa a Bergamo il 18 gennaio 2025 per 2-3 (essenziale nell’economia della cavalcata scudetto), per individuare un’affermazione casalinga azzurra ai danni degli orobici bisogna tornare all’11 marzo 2023. Di Kvaratskhelia e Rrahmani le marcature nel 2-0 del Napoli, a corredo di una delle tante giornate perfette per la banda di Spalletti indirizzata verso il titolo.
Ritorno alle origini
Nel viaggio che ci avvicina a Napoli-Atalanta è importante citare il trascorso dei due coach. Antonio Conte si è affacciato al panorama della Serie A proprio attraverso l’ambiente bergamasco, assaggiando la massima serie dopo aver condotto il Bari alla promozione al termine del 2008/09. Alla Dea giunge in corsa, subentrando il 21 settembre 2009 a Angelo Gregucci, ottiene 13 punti in 13 partite, termina la propria avventura in nerazzurro proprio dopo la sconfitta per mano del Napoli, dimettendosi il 7 gennaio 2010.
Raffaele Palladino non ha mai indossato la maglia del Napoli, nonostante le sue origini. Nato a Mugnano di Napoli (comune situato nella zona nord della città), tira i primi calci al pallone nella squadra del suo paesino e il destino lo conduce lontano dai colori azzurri. Si forma nel settore giovanile della Salernitana, poi lo acquista il Benevento, con cui esordisce ancora minorenne in Serie C. La Juventus si accorge di lui, lo mette sotto contratto nel 2002 e la sua storia si allontana definitivamente dall’orbita Napoli. Sabato sera torna al punto di partenza per una nuova esaltante sfida.
(Foto LaPresse)
