PISA, ROMANTICO RITORNO ALL’ARENA GARIBALDI
È un’aria buona e frizzante quella che si respira tra le vie di Pisa. Un profumo diverso che porta con sé ricordi di un tempo. Un tempo in cui la città, tronfia del proprio splendore, poteva prendersi per mano e sognare di stare lassù, insieme alle migliori. Quel momento è finalmente ritrovato: il Pisa sabato sera alle ore 20.45 riaprirà le porte del proprio stadio alla Serie A Enilive, e lo farà subito in un match dai colori sgargianti contro la Roma di Gasperini, immaginando di poter continuare a stupire dopo il punto d’oro ottenuto al Gewiss Stadium in casa dell’Atalanta.
Sono quasi 35 anni, uno spazio vuoto piuttosto ampio per chi tra le grandi ha sempre trovato posto. I toscani, però, hanno saputo attendere con pazienza, consapevoli di poter cogliere l’opportunità di brillare un’altra volta. Era il 16 settembre 1990, il giorno in cui il Pisa bagnò il suo ultimo esordio casalingo nel massimo campionato prima della stagione 2025/26. Di fronte, in quella domenica pomeriggio di fine estate, il Lecce di Zibì Boniek, grande ex giocatore di Juventus e Roma negli anni ’80. Il Pisa di Giannini e Lucescu si presentò alla sfida forte della vittoria 0-1 in trasferta a Bologna, sognando di restare a punteggio pieno anche al termine della 2ª giornata di campionato.
Davanti a circa 13mila pisani in festa, la squadra nerazzurra giocò probabilmente la sua miglior gara di quel campionato, battendo 4-0 il Lecce -in cui militava un giovane Antonio Conte. Fu una partita perfetta per i padroni di casa, trascinati dalla doppietta dell’intramontabile capitano dell’epoca Lamberto Piovanelli. All’ombra della Torre, in quegli anni ricchi di grande calcio, sono passati diversi giocatori d’alto rango. Nella stagione 1990/91 (chiusa con la retrocessione in Serie B) nel Pisa giocava un certo Diego Pablo Simeone; l’argentino, appena ventenne e alla sua prima esperienza in Italia, segnò il 2-0 e fornì l’assist del terzo gol. Il Cholo (uno dei primi a celebrare a distanza la promozione dalla Serie B 24/25 per la sua ex squadra) rimase a Pisa anche nella stagione successiva, prima del salto in Liga al Siviglia, e da allora il suo legame con i tifosi nerazzurri è rimasto indissolubile. Un altro albiceleste -che però sbarcò a Pisa solo ad ottobre 1990- fu José Chamot, capace di arrivare a 95 presenze complessive nelle tre stagioni vissute con i toscani. E come non chiamare in causa Michele Padovano (affermatosi poi nella Juventus campione d’Europa e del mondo nel 1996), in gol anche lui nel già citato match contro il Lecce; il classe 1996 fu in grado di chiudere la Serie A di quel tempo con 11 reti totali. Per chiudere il giro, saliamo a nord con Henrik Larsen: attaccante scandinavo lanciato dal Pisa, eroe del 1992 con la Danimarca nell’europeo vinto in Svezia ed autore di una doppietta nella semifinale della competizione.
Storie di calciatori del passato, racconti che riconducono nel luogo mistico della città: l’Arena Garibaldi. Un impianto tra i più antichi del nostro calcio: l’area verso il 1800 era adibita ad ippodromo e anfiteatro, mentre dal 1919 sorge lo stadio diventato teatro delle partite casalinghe del Pisa. Struttura all’inglese, senza pista d’atletica intorno al rettangolo di gioco, l’Arena Garibaldi è simbolo di appartenenza per i tifosi, un luogo dove si sprigiona un’atmosfera unica e affascinante. Soprattutto in Serie B durante la scorsa stagione, il fattore “arena” ha determinato un ruolo chiave nelle prestazioni della squadra: le vittorie interne contro Sassuolo e Cremonese si incastrano perfettamente tra le gemme della cavalcata dei nerazzurri. Il supporto del pubblico non è mai mancato e, già dalla partita contro la Roma, la Serie A Enilive conoscerà la magia e la passione che muovono i colori della città di Pisa. Appuntamento a sabato sera. (Foto LaPresse)
