TORINO E ATALANTA, DUE STRADE PARALLELE
Serie A Enilive

TORINO E ATALANTA, DUE STRADE PARALLELE

Jurić ritrova la sua vecchia squadra, Baroni cerca la prima vittoria interna: i granata cambiano pelle, la Dea mantiene l’eredità di Gasperini. Due progetti tecnici in costruzione, tra nuovi innesti e ambizioni europee.

Torino e Atalanta arrivano allo scontro diretto della quarta giornata con percorsi che si somigliano. Entrambe hanno cambiato guida tecnica e sono alla ricerca di un’identità precisa, pur mostrando già segnali incoraggianti. Le basi del cammino sono le stesse: lavoro, compattezza e spirito di squadra. Solo così i nuovi allenatori potranno trasmettere i propri concetti e accompagnare i club verso l’obiettivo che accomuna entrambe: l’Europa.

Il Torino di Baroni tra esperimenti e nuove certezze

9ef9f237-f05f-4c57-99cb-b1e4614ee99c

La panchina granata è passata da Vanoli a Marco Baroni, reduce da un’esperienza intensa alla Lazio, iniziata con la vittoria della “Fase campionato” di Europa League e un girone d’andata di alto livello, ma chiusa in calo. Baroni ha già mostrato il suo pragmatismo: in appena quattro partite ha cambiato modulo tre volte, passando dal 4-2-3-1 sperimentato in Coppa Italia Frecciarossa al centrocampo a tre, fino all’ultima versione con la difesa a tre. Proprio quest’assetto ha dato i primi frutti, valorizzando gli esterni Biraghi e Lazaro, più liberi di spingere grazie a una maggiore copertura alle spalle.

La nuova Atalanta di Jurić nel solco di Gasperini

de822f05-8892-4f69-9c42-278f56a5d0cf

A Bergamo si è chiusa un’era: quella di Gasperini, che ha segnato in modo indelebile la storia del club. La società ha scelto la continuità tecnica puntando su Ivan Jurić, fedele interprete dell’“ortodossia gasperiniana” e deciso a mantenere il 3-4-2-1 (o 3-4-3) che da anni contraddistingue la Dea. Le prime partite hanno evidenziato una costante: l’Atalanta cresce nella ripresa, cambiando volto e ritmo dopo l’intervallo. La squadra è andata sempre a segno, ma ha anche incassato gol in tutte e tre le uscite, segno di un’identità ancora in fase di assestamento.

L’integrazione dei nuovi arrivi

Molto dipenderà dalla velocità con cui i nuovi innesti sapranno calarsi nei rispettivi progetti tecnici. A Torino, Franco Israel ha reagito con maturità al debutto da incubo a San Siro, rispondendo con prestazioni solide contro Fiorentina e Roma. Giovanni Simeone si è subito calato nella realtà granata, ritrovando il gol dopo oltre un anno e confermando la sua vocazione da uomo squadra. Ngonge, rilanciato dal suo vecchio maestro Baroni, è alla ricerca della migliore collocazione in campo ma ha già inciso con l’assist per il Cholito all’Olimpico, mentre İlkhan e Asllani sono chiamati a dare sostanza al centrocampo, accanto a Casadei. Da Ismajli, invece, ci si aspetta il salto di qualità per blindare la retroguardia. A Bergamo l’impianto resta quello delle ultime stagioni, ma i nuovi si stanno già ritagliando spazio. Zalewski, che Jurić conosce dai tempi della Roma, ha conquistato la fascia sinistra mostrando intesa immediata con i compagni di catena. Krstović, in campo dal primo minuto solamente con il Lecce dopo due ingressi dalla panchina, ha sorpreso con 3 assist già all’attivo, trasformandosi in uomo chiave per la manovra. Sulemana e Musah sono le due scommesse di prospettiva per alzare ulteriormente il livello. Ma i veri “nuovi acquisti” potrebbero essere interni: Scalvini, ritrovata la condizione, aggiunge solidità alla difesa, mentre da Scamacca, finalmente libero dagli infortuni, passano gran parte delle ambizioni offensive della Dea. (Foto LaPresse)