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10 DOMANDE A EDIN DZEKO

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&lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;L&amp;#39;&lt;strong&gt;A.S Roma&lt;/strong&gt; ha fatto 10 domande all’attuale capocannoniere della Serie A TIM, &lt;span style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;Edin Dzeko&lt;/strong&gt;,&lt;/span&gt; che ha parlato dei suoi primi passi nel calcio, dei ricordi più preziosi della sua carriera di tanto altro…&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;1. Chi era il tuo primo idolo da bambino?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “Quando sono cresciuto il campionato migliore che c’era era quello italiano e il mio calciatore preferito era Andriy Shevchenko. Guardavo tante partite di Serie A e lui per me era il migliore in tutti i sensi. Forse il primo ricordo che ho di lui è la tripletta che segnò al Camp Nou in Champions League in un Barcellona-Dinamo Kiev finito 0-4 nel 1997-98”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;2. Hai praticato altri sport prima di iniziare con il calcio?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “Da piccolo giocavo con la squadra di basket della scuola. L’ho praticato per molto tempo, seguivo l’NBA e anche la nazionale bosniaca. Ho fatto anche atletica, in particolare correvo i 100 metri, ma il calcio per me era sempre al primo posto: era quello che avrei sempre voluto fare”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;3. In che ruolo giocavi quando hai iniziato a giocare a calcio?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “Ho iniziato a giocare a 10 anni, dopo che la guerra in Bosnia era finita. Mio padre mi ha portato allo Zeljeznicar. Erano tempi difficili, ma ho iniziato e guarda sono arrivato ora, 20 anni dopo! All’inizio ero i numero 7: l’ala destra. Segnavo tantissimo in quel ruolo e quindi poi hanno deciso di mettermi in attacco”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;4. Cosa ricordi del tuo debutto nel calcio professionistico?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “Non ricordo benissimo la mia prima partita. Forse fu una trasferta, nella quale stavamo perdendo 2-1. L’allenatore mi fece entrare a dieci minuti dalla fine chiedendomi di segnare due reti. Sfortunatamente non ci riuscii e perdemmo quella partita”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;5. Qual è la partita che hai giocato che ricordi con più piacere?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “La mia prima presenza con la nazionale bosniaca: era nel giugno del 2007 e giocavamo una partita di qualificazione a Euro 2008 a Sarajevo contro la Turchia. Sono partito titolare. Perdevamo 2-1 e ho segnato un bel gol nei minuti di recupero del primo tempo. Alla fine abbiamo vinto 3-2: è una partita che non dimenticherò mai”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;6. Qual è l’avversario più forte che hai incontrato?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “È difficile da dire. Ho affrontato tantissimi grandi difensori. A volte è anche più difficile giocare contro le piccole squadre fatte da giocatori meno conosciuti. Se devo fare un nome dico Sergio Ramos. Ho giocato contro di lui diverse volte, con la Roma, con il Manchester City e anche con la nazionale. Per me è uno dei migliori al mondo”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;7. E il compagno di squadra più forte che hai avuto?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “Anche questa è una scelta difficile. Ho avuto la fortuna di giocare con tanti grandi calciatori. Probabilmente il più forte è David Silva. Non a caso lo chiamavamo “The Little Magician”. Fa delle cose incredibili con i piedi. Ogni palla che riceve non ha problemi a controllarla e a ridartela”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;8. Qual è lo stadio più bello in cui hai giocato?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “Direi il Santiago Bernabeu. Anche il Nou Camp è fantastico, ma giocare nello stadio del Real Madrid è qualcosa di speciale. Per la sua storia, per come è alto e imponente… È il più bello”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;9. Chi ha avuto la maggiore influenza sulla tua carriera?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “I miei genitori. Ho iniziato a giocare grazie a loro a 10 anni, che a pensarci bene è quasi tardi. Oggi i bambini iniziano quando hanno 5 anni, ma durante e dopo la guerra per la mia famiglia è stato un periodo difficile. Siamo sempre rimasti in Bosnia e loro mi hanno portato a fare i primi allenamenti e da quel momento mi hanno sempre seguito, nei momenti migliori e in quelli peggiori erano sempre accanto a me”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;strong&gt;10. Qual è la cosa più bella di essere un calciatore?&lt;/strong&gt;&lt;br /&gt;  “Fare gol: è la parte migliore. È qualcosa di incredibile, un’emozione impossibile da spiegare”.&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;em&gt;(Foto LaPresse)&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;    &lt;p style=&#34;text-align: justify;&#34;&gt;&lt;a href=&#34;http://www.asroma.com&#34;&gt;www.asroma.com&lt;/a&gt;&lt;/p&gt;

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L&#39;A.S Roma ha fatto 10 domande all’attuale capocannoniere della Serie A TIM, Edin Dzeko, che ha parlato dei suoi primi passi nel calcio, dei ricordi più preziosi della sua carriera di tanto altro…

1. Chi era il tuo primo idolo da bambino? 
“Quando sono cresciuto il campionato migliore che c’era era quello italiano e il mio calciatore preferito era Andriy Shevchenko. Guardavo tante partite di Serie A e lui per me era il migliore in tutti i sensi. Forse il primo ricordo che ho di lui è la tripletta che segnò al Camp Nou in Champions League in un Barcellona-Dinamo Kiev finito 0-4 nel 1997-98”.

2. Hai praticato altri sport prima di iniziare con il calcio? 
“Da piccolo giocavo con la squadra di basket della scuola. L’ho praticato per molto tempo, seguivo l’NBA e anche la nazionale bosniaca. Ho fatto anche atletica, in particolare correvo i 100 metri, ma il calcio per me era sempre al primo posto: era quello che avrei sempre voluto fare”.

3. In che ruolo giocavi quando hai iniziato a giocare a calcio? 
“Ho iniziato a giocare a 10 anni, dopo che la guerra in Bosnia era finita. Mio padre mi ha portato allo Zeljeznicar. Erano tempi difficili, ma ho iniziato e guarda sono arrivato ora, 20 anni dopo! All’inizio ero i numero 7: l’ala destra. Segnavo tantissimo in quel ruolo e quindi poi hanno deciso di mettermi in attacco”.

4. Cosa ricordi del tuo debutto nel calcio professionistico? 
“Non ricordo benissimo la mia prima partita. Forse fu una trasferta, nella quale stavamo perdendo 2-1. L’allenatore mi fece entrare a dieci minuti dalla fine chiedendomi di segnare due reti. Sfortunatamente non ci riuscii e perdemmo quella partita”.

5. Qual è la partita che hai giocato che ricordi con più piacere? 
“La mia prima presenza con la nazionale bosniaca: era nel giugno del 2007 e giocavamo una partita di qualificazione a Euro 2008 a Sarajevo contro la Turchia. Sono partito titolare. Perdevamo 2-1 e ho segnato un bel gol nei minuti di recupero del primo tempo. Alla fine abbiamo vinto 3-2: è una partita che non dimenticherò mai”.

6. Qual è l’avversario più forte che hai incontrato? 
“È difficile da dire. Ho affrontato tantissimi grandi difensori. A volte è anche più difficile giocare contro le piccole squadre fatte da giocatori meno conosciuti. Se devo fare un nome dico Sergio Ramos. Ho giocato contro di lui diverse volte, con la Roma, con il Manchester City e anche con la nazionale. Per me è uno dei migliori al mondo”.

7. E il compagno di squadra più forte che hai avuto? 
“Anche questa è una scelta difficile. Ho avuto la fortuna di giocare con tanti grandi calciatori. Probabilmente il più forte è David Silva. Non a caso lo chiamavamo “The Little Magician”. Fa delle cose incredibili con i piedi. Ogni palla che riceve non ha problemi a controllarla e a ridartela”.

8. Qual è lo stadio più bello in cui hai giocato? 
“Direi il Santiago Bernabeu. Anche il Nou Camp è fantastico, ma giocare nello stadio del Real Madrid è qualcosa di speciale. Per la sua storia, per come è alto e imponente… È il più bello”.

9. Chi ha avuto la maggiore influenza sulla tua carriera? 
“I miei genitori. Ho iniziato a giocare grazie a loro a 10 anni, che a pensarci bene è quasi tardi. Oggi i bambini iniziano quando hanno 5 anni, ma durante e dopo la guerra per la mia famiglia è stato un periodo difficile. Siamo sempre rimasti in Bosnia e loro mi hanno portato a fare i primi allenamenti e da quel momento mi hanno sempre seguito, nei momenti migliori e in quelli peggiori erano sempre accanto a me”.

10. Qual è la cosa più bella di essere un calciatore? 
“Fare gol: è la parte migliore. È qualcosa di incredibile, un’emozione impossibile da spiegare”.

(Foto LaPresse)

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